6 PRIORITÀ PER IL TERRITORIO

1. IL LAVORO PRIMA DI TUTTO

Basta con il lavoro povero, discontinuo, precario.
Investiamo in formazione continua e permanente: percorsi di aggiornamento e di riqualificazione sono fondamentali per salvaguardare i posti di lavoro e crearne di nuovi.
Rendiamo sempre più diffusa ed efficiente la nostra rete dei centri per l'impiego, per ridurre il disallineamento tra domanda e offerta di competenze professionali.
Investiamo in politiche attive volte a favorire la conciliazione vita lavoro: per esempio con voucher per servizi educativi e di cura in modo da distribuire anche meglio i carichi all'interno delle coppie, senza che sulle donne ricada una penalizzazione di carriera.
Investiamo in prevenzione: un lavoro non sicuro è un lavoro ancora più ingiusto.
Sì alle clausole che prevedono un minimo salariale dignitoso di 9€ negli appalti e basta ai meccanismi di massimo ribasso.
Sì a una riforma dei tirocini portando a 800 euro l'indennità e rendendoli uno strumento davvero finalizzato all'assunzione.
Sì agli investimenti e alle politiche pubbliche che riportino un'industria sostenibile e di qualità nella nostra regione.
Non si può vivere solo di logistica e di turismo.

2. SANITÀ, PRENDIAMOCENE CURA! 

Un cambio di passo per una sanità ligure davvero pubblica e di qualità. Toti lascia un buco di oltre 230 milioni di euro e problemi irrisolti come il finanziamento del Nuovo ospedale Felettino, che costerà un canone annuo di 15 milioni per 25 anni tutto a carico del servizio sanitario pubblico. Dobbiamo realizzare il nuovo ospedale, che la destra in dieci anni ha lasciato al palo.
La grave carenza di personale, la mancata programmazione, le liste di attesa interminabili, le fughe dei pazienti, specie nei territori di confine come il nostro, l'assenza di medici di base sono un'eredità pesante.
Vogliamo investire nella realizzazione del Felettino con un maggiore investimento pubblico.
Vanno restituite funzionalità all'ospedale San Bartolomeo di Sarzana. Diciamo no alla svuotamento e al disimpegno di risorse e personale.
Vogliamo che sia rispettato il cronoprogramma della ristrutturazione in corso dell'Ospedale di Levanto, così da far rientrare prontamente i 15 posti letto dell'ospedale di comunità, i 20 posti letto della RSA, la radiologia e glia altri ambulatori.
Investiamo nella medicina territoriale, attraverso le case di comunità, al potenziamento dell'integrazione sociosanitaria e alla ricerca di nuovi medici di base.
Investiamo in un nuova politica del personale: servono assunzioni, in particolar modo in medicina d'urgenza e al pronto soccorso. Servono medici rianimatori, medici anestesisti e infermieri.
Si alla chiusura di Alisa, un carrozzone costoso che non ha prodotto risultati.
Sì alla revisione dei sistemi di accreditamento delle strutture sanitarie private.
Sì al rafforzamento della Sanità pubblica: il diritto alle cure non può essere legato alla propria condizione economica.

3. SOCIALE: LA LIGURIA DI TOTI NON È LA LIGURIA DI TUTTI. SENZA EQUITÀ NON C'È FUTURO.

Il Piano Sociale approvato dalla destra manca di attenzione alle persone con disabilità, alle persone fragili, alle aree interne dove la popolazione è più anziana.
Noi vogliamo attivare investimenti nelle politiche abitative: nuove case popolari, anche con il recupero e la riqualificazione di immobili inutilizzati, contributi all'affitto, incentivi economici per ripopolare i borghi e l'entroterra.
Investiamo in servizi: asili nido per tutti, progetti di contrasto alla povertà educativa e al sostegno alla genitorialità, alla disabilità e alla non autosufficienza.
Sì al diritto allo studio, dalla materna all'università, contrasto alla dispersione scolastica con azioni di orientamento rivolte alla scuola di primo e secondo grado, maggior sostegno economico agli studenti universitari con più borse di studio e alloggi agevolati. Garantire ai cittadini un trasporto pubblico adeguato, con attenzione anche alle frazioni e alle aree interne.
Sì a maggiori investimenti in ricerca e innovazione, importanti per sviluppare nuovi modelli di welfare in grado di rispondere alle sfide del futuro.
Sì alla valorizzazione della promozione sociale e al volontariato: il terzo settore è un mondo da ascoltare e sostenere, non una stampella da sfruttare per coprire il disimpegno del pubblico.
Investire in sociale significa costruire una Liguria più giusta, che non lascia indietro nessuno.

4. GIOVANI: PER UNA LIGURIA DOVE RESTARE E PROGETTARE IL FUTURO.

Appartengo a una generazione che sente di avere meno diritti e possibilità di quella che ci ha preceduto. Per quelle successive è ancora peggio: chi ha tra i diciotto e i trent'anni si è trovato a crescere in mezzo a crisi che non ci saremmo mai aspettati, tra la pandemia e le guerre. Ci vuole più impegno per l'occupazione giovanile, soprattutto per un'occupazione che sia stabile e dignitosa. Servono investimenti in politiche attive e formazione professionale, azioni per attrarre nuove imprese e creare lavoro, più risorse per borse di studio universitarie e alloggi agevolati, sostegni all'affitto per i giovani, così da sostenerne l'emancipazione dalla famiglia d'origine. E poi più investimenti nella formazione, nello sport, nella prevenzione dei rischi sociali e sanitari. Ancora troppe solitudini, da combattere e consolare. Puntiamo a garantire l'assistenza psicologica di base pubblica, facciamo lavorare meglio i consultori, crediamo nell'educazione diffusa, anche all'affettività, fin dalle scuole. Cresciamo un mondo migliore, a partire da adesso.

5. AMBIENTE: IL VERDE STA BENE CON TUTTO. SPAZIO ALLE POLITICHE AMBIENTALI

Sosteniamo la tutela dei parchi come strumenti di difesa del territorio. Sì a scelte per la sostenibilità energeticaRiconversione degli edifici esistenti e attenzione a ripartirne i costi in maniera equa, perché nessuno si senta lasciato indietro. Riconversione degli edifici esistenti anziché nuovo consumo di suolo. Più verde pubblico: la Regione promuova programmi straordinari per riempire le nostre città e le nostre strade di alberi.

6. CULTURA: NON SOLO MARKETING!

Da 9 anni la Liguria non ha un assessorato alla cultura, viviamo solo di marketing e di pubblicità. Ci meritiamo qualcos'altro. Proponiamo un Piano regolatore della Cultura per progettare insieme il futuro e creare reti tra musei, eventi, iniziative, territori. Sì a grandi eventi di qualità, ma soprattutto attenzione alle politiche culturali quotidiane: le biblioteche nei quartieri e nei piccoli centri, l'accesso alla rete più facile e veloce per tutti, investire sulle arti e sullo spettacolo come occasione per emanciparsi e crescere insieme, non solo come volano per il turismo.